Martinica: l’isola dei fiori

Che cosa mi abbia spinto verso la Martinica o Madinina, ovvero il suo nome originario caraibico, non mi è ben chiaro. Forse, dopo diversi viaggi, con scarpe da trekking, piumini e giacche antipioggia, avevo bisogno di una meta diversa che mi regalasse un po’ di relax sotto il sole e con solo delle infradito ai piedi.

La scelta è quindi ricaduta su questa aspra e rigogliosa isola caraibica Francese. Francese, sì, perchè per chi ancora non lo sapesse, Martinica è uno dei cinque Dipartimenti Francesi d’Oltremare (Martinica, Guadalupa, la Réunion, la Guiana Francese e Mayotte) creati nel 19 Marzo 1946 e che dal 2 Marzo 1982, è diventata a tutti gli effetti una delle 26 regioni Francesi. Per raggiungerla infatti non c’è bisogno di passaporto ma è sufficiente la carta d’identità (ovviamente il passaporto è necessario se si prevedono scali extra UE o se si prevede qualche visita alle isole vicine) e soprattutto non vi è necessità di cambiare moneta, sull’isola infatti è in vigore l’ Euro, esattamente come in Francia.

Questo ovviamente ha i suoi vantaggi e svantaggi. Sicuramente in Martinica i prezzi sono equiparati a quelli europei, d’altro canto però è una dei pochi paesi caraibici con un sistema sanitario di ottimo livello con strutture ospedaliere attrezzate, pubbliche e private (l’Ospedale Le Meynard di Fort de France è la migliore struttura ospedaliera dei Caraibi).

Ha inoltre una rete stradale sicura e ben tenuta che permette ai turisti di noleggiare un’auto e girarla in lungo e in largo in completa autonomia senza alcun tipo di problema, l’unica accortezza è quella di fare attenzione a quando cala il sole: le strade infatti non sono ben illuminate.

Dopo aver fatto scalo a Parigi, un volo Air France di quasi 9 ore mi porta, anzi, ci porta (con me sempre il mio compagno di vita e di viaggio Giorgio) in Martinica.

L’impatto con il clima caraibico ad Agosto non si fa attendere, appena usciti dall’aeroporto di Fort de France, infatti, si viene avvolti da un’umidità asfissiante. Sapevo che Agosto non fosse il periodo migliore per visitare l’isola e che comunque Martinica è famosa per la sua umidità perenne, ma così tanta proprio non me la sarei aspettata.

Ad ogni modo, è proprio grazie a questo clima che Martinica si è guadagnata il titolo di “l’isola dei fiori”. Il cuore di Martinica è infatti un trionfo di verde, è una terra ricca vegetazione, di meravigliose piante, di foreste tropicali fittissime e di fiori dalle mille tinte. 
Per rendersene conto basta infatti allontanarsi dalla zona di Fort de France per immergersi nella natura più rigogliosa. L’impatto più forte infatti, oltre alla forte umidità, è proprio quello con la natura.

Dopo aver atteso più di un’ora (ritmi caraibici!) per il ritiro della nostra piccola utilitaria a noleggio, raggiungiamo il nostro hotel nel tardo pomeriggio. Ormai è buio e quando scendo dall’auto rimango disorientata dal suono quasi assordante degli uccelli notturni, misto al gracidare di rane tropicali. 

Per i nostri 10 giorni in Martinica ho scelto l’Hotel Le Bakoua, a Pointe du Bout nella zona sud-ovest del paese. La scelta è ricaduta su questa struttura per 2 motivi: la posizione e la qualità della struttura.
Volevo infatti un hotel che fosse vicino alle spiagge del sud ma che comunque mi permettesse di raggiungere facilmente anche la zona nord dell’isola; inoltre l’Hotel Bakoua mi è sembrato migliore rispetto alle altre strutture presenti, considerando lo standard dell’isola e il budget a disposizione.

Martinica è un’isola con un buon numero di hotel, alcuni molto cari, ma se osservati nel dettaglio poco curati e certamente non all’altezza della cifra richiesta. Abbondano invece i residence e le case vacanze ma anche qui è meglio non avere grandi aspettative o pretese.
Durante la mia permanenza ho avuto come l’impressione che il turista qui non sia poi così fondamentale, non molti ristoranti, pochissimi locali. Attenzione, non voglio dire che questa cosa sia negativa, anzi, mi preme semplicemente parlarne perché se si arriva sull’isola con l’aspettativa di villaggi turistici, mega hotel, spiagge bianche incontaminate, mare piatto ovunque, si rimane inizialmente disorientati e delusi.

Martinica è bella, semplice e selvaggia, potrà sembrare spartana e poco curata ma una volta ridimensionate le aspettative ed entrati in sintonia con l’isola, non si può non apprezzarla.

Cosa vedere?

Martinica può sostanzialmente essere suddivisa in 4 zone:

  • Sud Caraibi: è la zona più turistica, si concentrano le spiagge più belle e famose della Martinica, qui si trova sabbia bianca o dorata, mentre a nord le spiagge sono vulcaniche, per lo più nere o grigie. 
  • Sud Atlantico: una zona collinare turisticamente poco sviluppata, sempre battuta dal vento con diverse spiagge e qualche villaggio di pescatori fermo nel tempo che si affaccia sull’oceano atlantico. Risalendo verso nord si incontrano moltissime aree dedite alle coltivazioni di canna da zucchero, bananeti, oltre che ad una serie di Ilets, degli isolotti privati lungo la costa, che accolgono una o più ville o case spesso abitate solo durante il fine settimana.
  • Nord Atlantico: è la zona più selvaggia e costantemente battuta dal vento dove le spiagge nere vengono bagnate dalle onde tumultuose dell’oceano. Tutto intorno foreste rigogliose e piantagioni di banane a perdita d’occhio.
  • Nord Caraibi: è la zona ai piedi del vulcano Montagne Pelée, dove ci si può immergere nella foresta pluviale, tra bambù, fiori e piante tropicali, fino alle spiagge vulcaniche nere e grigie. Qui si trova anche Saint-Pierre la vecchia capitale e della Martinica che fu completamente distrutta nel 1902 dall’eruzione della Montagne Pelée.

I giorni trascorsi in Martinica li abbiamo dedicati alla scoperta delle spiagge più belle nel sud dell’isola, mentre un giorno siamo partiti da Point du Bout verso nord, passando per La Route de la Trace, un percorso che taglia in due la fitta foresta tropicale, fino a Saint-Pierre, scendendo poi lungo la costa atlantica.

Riporto qui i luoghi più belli ed emozionanti che a mio parere vale la pena visitare durante un soggiorno in Martinica.

Sainte-Luce e le spiagge Gros Raisin e Corps de Garde

E’ stata la nostra prima spiaggia della Martinica, dopo aver lasciato l’auto in un piccolo parcheggio nei pressi di Gros Raisin (appena dopo il Pierre et Vacances Resort Sainte-Luce) abbiamo camminato lungo un sentiero che costeggiava le spiagge di Gros Raisin e Corps de Garde fino a sistemarci sotto a delle palme. Eravamo solo noi, il mare e numerosi granchietti che ogni tanto facevano capolino da sotto la sabbia, una meraviglia! 

Gros Raisin e Corps de Garde

Le spiagge non sono attrezzate, è possibile ripararsi solo all’ombra dei resinier e delle palme. Attenzione però a non cercare riparo sotto al manzaniglio (mancinella), un albero la cui linfa è tossica, fortunatamente sono facilmente individuabili in quanto i tronchi sono quasi sempre segnati in rosso, sotto ad essi è meglio non fermarsi, evitare di ripararsi da eventuali piogge e non toccare i suoi frutti!

Per pranzo ci siamo poi recati a Sainte-Luce, un colorato villaggio dal fascino caraibico. Lungo la spiaggia del paese si trovano semplici ristorantini di cucina creola e qualche piccolo negozietto. 

Il sentiero alle spalle della spiaggia
Sainte-Luce

Spiaggia Le Diamant

Una lunga spiaggia di sabbia di 3 km, orlata di palme e bagnata da un mare mosso con discrete correnti. E’ assolutamente da vedere al tramonto quando il sole si nasconde dietro alla montagna che sovrasta la spiaggia. Al largo è ben visibile Il Rocher du Diamant un isolotto vulcanico, habitat naturale di numerosi uccelli marini e luogo di attrattiva per i subacquei. Qui nel 1804 vi sbarcarono 120 marinai inglesi che ne fecero una piccola roccaforte attaccando a cannonate le navi francesi che cercavano di avvicinarsi. Le battaglie si conclusero solo quando l’ammiraglio Francese spedì sull’isolotto una scialuppa carica di rum, gli Inglesi ormai isolati da troppo tempo ne bevvero in grandi quantità e  i Francesi ne approfittarono riappropriandosi dell’isola.
Questa spiaggia a mio avviso ha un grandissimo potenziale, aimé al momento poco sfruttato, nonostante infatti venissero indicati numerosi ristorantini o snack bar, io ne ho visti pochi ed alcuni addirittura chiusi. 

Le Diamant
Le Diamant
Tramonto a Le Diamant

Le Anses d’Arlet

E’ l’immagine simbolo della Martinica, un incantevole e tranquillo villaggio, un pontile in legno dal quale si tuffano i ragazzini gioiosi, una piazzetta con le signore che vendono sorbetti al cocco e una piccola chiesetta in legno che al tramonto viene baciata dalla luce calda del sole. La strada per arrivarci è un su e giù di curve attraverso la natura della Martinica e bellissimi panorami. Il mare qui è limpido, calmo e ideale per nuotare.

Le Anses d’Arlet
Le Anses d’Arlet


Spiaggia Pointe du Marin

La spiaggia più “caraibica” dell’isola, non c’è da stupirsi infatti che qui si trovi anche l’unico Club Med presente sull’isola. Acque calme e cristalline, sabbia sottile bianco-dorata, e piante tropicali sotto le quali cercare riparo dal sole. La spiaggia è dotata anche di ampi parcheggi a pagamento, uno a nord e uno a sud. Sono presenti anche numerosi bar e ristorantini, uno di questi permette anche il noleggio dei lettini.

Noi siamo stati sia al Le Touloulou dove abbiamo pranzato molto bene, scegliendo l’opzione buffet, assaggiando moltissimi piatti creoli e caraibici ad un prezzo modesto, sia al Bao Beach, dove l’ultimo giorno di vacanza ci siamo concessi 2 lettini per trascorrere le nostre ultime ore in totale relax, pranzando con delle buonissime insalate esotiche, lo consiglio!

Buffet al Le Touloulou

Spiaggia Les Salines

Lunga spiaggia di sabbia bianca, con un mare calmo, che a volte si ingrossa con onde divertenti. Le zone d’ombra vanno a ruba, quindi meglio arrivare in mattinata. Alle spalle della spiaggia ci sono ristorantini e venditori di gelati souvenirs, costumi e pareo.

Les Salines

Spiaggia Anse Noir e Anse Dufour

Queste due piccole spiagge nel sud della Martinica, sono quelle che ho amato di più. Sono due piccole baie vicine ma così diverse e speciali, le accomuna solo il parcheggio dal quale sono entrambe facilmente raggiungibili. 

Anse Noir è l’unica spiaggia di sabbia nera presente nel sud dell’isola, la si raggiunge attraverso un sentiero e un buon numero di gradini che portano a questa piccola spiaggia che sembra uscita da un film sui pirati dei caraibi. Sabbia nera che contrasta con il verde delle palme e acqua cristallina nella quale si tuffano cormorani alla ricerca di pesci.. un paradiso! La spiaggia non è attrezzata quindi se si ha intenzione di passarci la giornata è bene portarsi qualcosa.

Anse Noir
Anse Noir

Anse Dufour è invece un altro piccolo angolo di paradiso, piccola baia dalla sabbia dorata e acqua turchese, ma la particolarità che mi ha fatto innamorare è un’altra, anzi due… due tartarughe!

Anse Dufour

Avevo infatti letto che in questa piccola baia, non curanti dei turisti, nuotassero libere delle meravigliose tartarughe, un po’ scettici e molto curiosi siamo andati ovviamente a vedere se la cosa fosse vera e con nostro estremo stupore lo era! Dopo poco infatti, mentre eravamo in acqua, abbiamo intravisto qualcosa avvicinarsi ed era proprio una tartaruga che tranquillamente ha fatto il giro intorno a noi e ha proseguito la sua strada.

Ovviamente questo richiama molti turisti, tant’è che all’ingresso della spiaggia sono affisse delle regole da seguire per il benessere e la sicurezza delle tartarughe. Le tartarughe infatti non vanno toccate, bisogna tenersi ad una certa distanza, non vanno seguite e soprattutto non vanno mai ostacolate.

Nonostante i diversi turisti, questo piccola baia è stata davvero una piacevole scoperta, qui sono inoltre presenti due ristoranti bar e anche dei bagni pubblici.

Sulla strada che dalla spiaggia porta verso la via principale si trova Le Jus de Bebert una piccola casetta di legno con qualche tavolo di plastica all’interno della quale il Sig. Gilbert vende qualche souvenir ma soprattutto realizza dei freschissimi frullati di frutta tropicale, una goduria dopo una giornata di sole!

Spiaggia Anse Figuier

Un tempo questa spiaggia era il punto d’imbarco dei barili di rum prodotti dall’habitation, diventata ora L’Ecomusée, oggi Anse Figuier spiaggia caraibica con palme e acque turchesi e un ampio parcheggio. Qui però abbiamo preferito non fermarci, la spiaggia era stracolma di persone impegnate in numerosi pic-nic e grigliate, il che ci ha fatto scappare a gambe levate.

Spiaggia Anse Michel

Particolare spiaggia affacciata sull’Atlantico, amata dai surfisti e dei fun-boarders. Sabbia bianca, qualche alga e palme da cocco sotto le quali cercare riparo. La guida ci indicava diversi ristoranti in zona ma io sinceramente, come spesso mi è successo durante il mio soggiorno, non ne ho visti!

Il Marché aux legumes di Fort de France

Il mercato cittadino è un tripudio di profumi e di colori, si trova in Rue Isambert. Sotto la sua grandiosa struttura di ferro e vetro, accoglie i visitatori in un’esplosione di colori e profumi: frutta e verdura, aromi, spezie di ogni genere. Qui si trovano anche prodotti di artigianato locale e ristoranti aperti a mezzogiorno che preparano piatti creoli tipici: pesce alla griglia, accras, lambis, gamberetti, chatrou, colombo di pollo.

Route de la Trace 

La Route de la Trace è una strada che da Fort de France conduce verso Morne Rouge, è un percorso alternativo e molto suggestivo per raggiungere il nord dell’isola allontanandosi dalla costa e percorrendo le regioni più centrali, attraversando la foresta tropicale.

Partendo da Fort-de-France in direzione Morne Rouge è possibile visitare il “Sacré Coeur“, quella che viene definita la replica in miniatura della basilica di Montmartre (in realtà ne assomiglia solo nella forma, quindi non aspettatevi una chiesa bianca candida) fino ad arrivare al Jardin de Balata, il parco botanico.

Jardin de Balata

E’ un parco botanico a pagamento all’interno della foresta pluviale, attraversato da sentieri che si snodano tra alberi, fiori tropicali e colibrì che volano liberi. Noi purtroppo non siamo stati molto fortunati con il meteo, la giornata era coperta e uggiosa ma ne è valsa sicuramente la pena.

Saint-Pierre

Saint-Pierre è l’antica capitale della Martinica fu completamente distrutta nel 1902 dall’eruzione della Montagne Pelée, il vulcano che la sovrasta. Oggi viene definita come un centro turistico con negozi e ristoranti, che purtroppo noi abbiamo trovato chiusi essendo capitati qui a ferragosto. Quindi abbiamo vagato per le deserte e strette vie non percependone la vivacità e forse la bellezza. La città si affaccia su una baia di sabbia nera, con lo sfondo pittoresco della Montagne Pelée. Qui è possibile visitare anche Il Musée Vulcanologique di Saint-Pierre che espone alcuni interessanti reperti risalenti alla disastrosa eruzione che rase al suole la città.

Trois-Ilets e la Pointe du Bout

Trois Ilets è un piccolo villaggio rurale con le sue casette creole che si affacciano sulla baia di Fort de France. Attraversato il paese è possibile proseguire fino a La Pointe du Bout, piccolo centro turistico con porticciolo, con negozi, hotel, residences, ristoranti, tutti riuniti in un villaggio creolo costruito apposta per il turista.

Habitation Clément

L’Habitation Clément è la sola “habitation” tipica della Martinica aperta al pubblico. Si trova un bellissimo parco botanico di 17 ettari tra i campi di canna da zucchero, nel comune di François. 

Si tratta di una proprietà agricola e industriale, oltre alla casa principale alle cucine, scuderie, alloggi dei lavoratori), vi è anche l’antica distilleria, ristrutturata nel 2005 e attrezzata come Centre d’Interprétation des Rhums Clément.

Cosa mangiare?

Cosa mangiare in Martinica? Semplice pesce o pollo! La cucina creola è molto varia e saporita ma spesso in giro troverete sempre gli stessi piatti, in genere costituiti da una sola portata, di carne o pesce cucinati in svariati modi o semplicemente grigliati, speziati (la colombo è un must) accompagnati con una salsa, riso e contorno di verdure fresche o patatine. Dappertutto infatti troverete pollo o pesce alla colombo (colombo poulet, colombo de cabri, de poisson), ovvero curry fatto da un mix di coriandolo, peperoncino, zenzero, cumino, pepe nero, riso tostato usata per piatti di carne o pesce che ne prendono il nome.

Altro piatto must dell’isola sono le Accras, delle frittelle con gamberi o merluzzo o verdure, o un mix di entrambi. Molto buono è anche il gratin di banane, un po’ meno (ma sono gusti) il Boudin créole il “sanguinaccio” speziato, di maiale.

Dove mangiare?

In Martinica abbiamo mangiato discretamente bene, anche se, verso la fine del viaggio pollo e pesce ci uscivano dagli occhi. Unica eccezione i ristorantini della zona di Pointe du Bout, come prevedibile la zona più turistica, aveva anche i ristorantini meno buoni.

Riporto qui il nome qualche ristorante che mi è particolarmente piaciuto:

  • Le Samcielo a Trois-Ilets: ristorante molto semplice e spartano ma ottimo cibo locale creolo
  • Le Touloulou a Pointe du Marin: ristorante sulla spiaggia, scegliendo l’opzione buffet si possono provare moltissimi piatti creoli e caraibici ad un prezzo modesto,
  • Bao Beach a Pointe du Marin: ristorante sulla spiaggia qui abbiamo pranzato con delle buonissime insalate con pesce e frutta esotica.  
  • La Mandoline al village de la Poterie: ottimo ristorante situato nel villaggio della Poterie vicino a Trois-Ilets. Location molto bella e cucina moderna. Una valida alternativa alla cucina locale.

Conclusioni

Tornerei in Martinica? Molto probabilmente no. Questo non vuol dire che sia un brutto posto, semplicemente tra noi, a parte qualche eccezione, non è scattato l’amore folle che mi fa maledire come sempre il ritorno a casa. Ho passato 10 giorni sereni, al caldo (troppo caldo), sotto un cielo azzurro con soffici nuvoloni bianchi, mutevole e veloce nell’alternarsi tra sole, pioggia, di nuovo sole e poi ancora pioggia.

Ho nuotato in un mare non sempre “caraibico”, ma sicuramente molto bello e che mi ha permesso di farlo per dei brevi attimi con delle meravigliose creature.

Abbiamo avuto un rapporto difficile fin dall’inizio io e Martinica, non so bene cosa mi aspettassi, so solo che nei primi giorni non vedevo quello che volevo vedere, quello che avevo visto in altri luoghi a lei simili. Ma poi, dopo qualche giorno, abbiamo fatto pace e ci siamo accettate entrambe con i nostri pregi e i nostri difetti. Lei con il suo essere un po’ trasandata, io con la mie aspettative sempre troppo alte. Quindi per il momento “merci Martinique”, chissà forse un giorno ci incontreremo di nuovo.

Pubblicato da Monica

“Non dovremmo negare che l’essere nomadi ci ha sempre riempiti di gioia. Nella nostra mente viene associato alla fuga da storia, oppressione, legge e noiose coercizioni, alla liberà assoluta, e la strada porta sempre a Ovest” (Christopher McCandless) Amo questa frase, amo essere nomade e viaggiare per il mondo, le mie strade portano ovunque mi spinga la mia curiosità e la mia voglia di vedere, fotografare, scoprire ed emozionarmi, ovest, est, nord o sud che sia. Niente più di un biglietto aereo e una cartina in mano mi da questa sensazione di totale libertà, viaggerei sempre e ovunque, il mondo è così grande che non c’è un posto dove non andrei. Adoro portare per le strade del mondo questa ragazza curiosa, sognatrice, insicura, indipendente, ironica, timida, pasticciona, ansiosa, solare, testarda, fifona, buona, amicona, non convenzionale e che si descrive in terza persona! In questo blog vi voglio raccontare i miei viaggi, le mie emozioni… la mia libertà!

4 pensieri riguardo “Martinica: l’isola dei fiori

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